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STORIA

 

Ancor prima della colonizzazione dell'Arcipelago, avvenuta nel XV secolo,  altri navigatori giunsero in vista delle Isole Canarie, nonostante le difficoltà e i pericoli che la navigazione oceanica comportava.

Per secoli la zona di mare nei pressi delle Canarie fu creduta la fine del mondo a causa delle forti e costanti correnti che la affliggono. I greci, i fenici e i romani che si avvicinarono alle isole le circondarono di un alone di leggenda e di racconti misteriosi  popolati da mostri marini che distruggevano ogni tipo di imbarcazione e si cibavano dei marinai caduti in mare.

In qualunque momento si poteva arrivare alla fine del mondo, che ai tempi si credeva piatto, e precipitare negli abissi.

Con ogni probabilità queste credenze furono diffuse dai primi naviganti fenici per ragioni di tipo economico e militare. I fenici, infatti, da abili navigatori quali erano, scoprirono alcune rotte dell'Atlantico circumnavigando l'Africa e l'Europa e non volevano in nessun caso condividere tali fruttuose scoperte con altre popolazioni di marinari che avrebbero potuto fare loro concorrenza in queste zone e quindi diffusero sui luoghi leggende che li tenessero lontani.

 

E’ diffusa l’opinione secondo cui le Canarie abbiano generato il mito greco del Giardino delle Esperidi. Le Esperidi erano  le "Ninfe del Tramonto"dall'amabile canto, che abitavano per l’appunto l'Estremo Occidente in riva all'Oceano. Furono ritenute figlie di Zeus e di Temi, di Forcide e di Ceto, e infine di Atlante, che di fronte al loro giardino sosteneva la volta celeste. La loro funzione essenziale era quella di sorvegliare, con l'aiuto di un drago, il giardino degli dei, in cui crescevano i pomi d'oro, regalo fatto un tempo dalla Terra ad Era in occasione delle sue nozze con Zeus.

 

Per altri importanti studiosi dell’antichità le Isole delle Canarie erano le cime delle montagne di Atlantide, il grande continente sommerso descritto da Platone nei suoi Dialoghi, e che a tutt’oggi vede impegnati molti studiosi alla scoperta della sua esatta localizzazione. Secondo la leggenda il signore degli dei, Zeus, castigò gli abitanti di Atlantide per essersi ribellati alle leggi divine e nel corso di una sola notte scatenò eruzioni vulcaniche e maremoti che fecero sprofondare l'isola. Rimasero sopra il livello del mare solo le isole Azzorre, Madeira, Capo Verde e le Canarie, quali cime delle montagne di un continente perduto.

 

La prima effettiva spedizione da parte degli Europei risale al 1405,  e l’Arcipelago fu denominato "Las Islas de la Fortuna". La finalità di queste conquiste era quella di catturare manodopera aborigena da schiavizzare in Europa.

 

Le isole infatti non erano disabitate. Erano abitate da un popolo indigeno chiamato «Guanche» molto combattivo ed orgoglioso, tanto è che ci volle un secolo prima che le isole venissero completamente conquistate dagli spagnoli. I Guanche arrivarono sulle isole via mare con ogni probabilità dall'Africa settentrionale, secondo i testi dei primi conquistadores erano di razza bianca, con gli occhi azzurri e di statura medio-alta, e da queste caratteristiche si può presumere che discendessero dai berberi nordafricani. Vivevano di pastorizia, dei frutti spontanei della terra e, limitatamente, di agricoltura e pesca.

  

Un fedele spaccato di vita di questo popolo indigeno si può ammirare all’interno de “El Parque del Drago” di Icod De Los Vinos a Tenerife, dove in mezzo alla vegetazione è stato ricostruito un piccolo villaggio “guanche”.

Le Isole Canarie hanno avuto una gran importanza nella storia della conquista dell'America: Cristoforo Colombo approdò infatti sulle coste della Gomera a rifornirsi di acqua e alimenti prima di proseguire il suo viaggio e trovare il nuovo continente.

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