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ECONOMIA

Come è logico pensare, l’economia di Tenerife si basa soprattutto sul turismo. Ogni anni sono milioni i turisti spagnoli, europei e americani che si recano a passare le loro vacanze in questa isola, complice il clima temperato tutto l’anno e il magnifico mare.

Tenerife attira anche una particolare categoria di turisti: i surfisti. Il costante e forte vento che spira su alcune spiagge e le conseguenti grandiose onde, fanno di Tenerife una delle mete più gettonate per fare surf e windsurf.

Particolarmente amate sono la Playa del Socorro, a nord dell’Isola, e la Playa del Medano, a sud-est di Tenerife, vicinissimo alla famosissima Montaña Roja e alla città di Granadilla.

 

L’economia di Tenerife non si basa tuttavia esclusivamente sul turismo.

Molto diffusa è l’esportazione di prodotti dell’agricoltura tropicale, come avocado, papaye, manghi, pomodori, fiori e piante ornamentali e, in particolare, di banane. Specie nella zona nord dell’Isola sono frequenti le piantagioni di banane, che si estendono su quello stretto lembo di terra semi-pianeggiante chiuso fra le pendici del Teide e le scogliere che si affacciano sull’Atlantico.

Particolarmente diffusa è anche la coltivazione della vite e la produzione di vino, tant’è che alla zona di produzione costituita da un triangolo (Ycoden-Daute-Isora) con al vertice la città di Icod De Los Vinos, che deriva il nome proprio dal suo prodotto tipico, è stato riconosciuto il marchio di qualità. Veramente eccezionale è la “Malvasía”, il tipico vino bianco dolce, semi-dolce o secco delle Isole Canarie, che ho avuto la fortuna di assaporare insieme ad un gustoso piatto di pesce alla griglia locale, la “Vieja” chiamato anche pesce pappagallo a causa del suo manto colorato e striato. ( si possono comunque mangiare pesci di ogni tipo: dentici, cernie, tonni, sgombri, sardine, sugarelli ma anche specie meno note come salpe e pagri )

Una sorpresa visitando Tenerife sono stati i depositi di petrolio di Santa Cruz; l’isola è infatti indipendente dal punto di vista energetico e non è infrequente vedere petroliere che si allontanano dal grandioso porto commerciale della capitale isolana, ingombro anche di container e magazzini.

 

Tenerife non è dunque un’isola selvaggia e primitiva. Sta vivendo un incredibile sviluppo economico figlio del turismo di massa e delle imposizioni fiscali molto più basse che nel resto della Spagna e dell’Europa (una stecca di sigarette di marca, di quella per intenderci che sponsorizza l’auto di Schumacher o la moto di Capirossi, costa all’incirca 15 euro, ma all’interno dei supermercati si possono trovare altre marche a 5-6 euro la stecca!!!).

Soprattutto al Sud e al Nord nei pressi di Santa Cruz si stanno distruggendo aree verdi e vecchie e storiche abitazioni per fare spazio a palazzi, grattacieli, grandiosi centri commerciali anche a 6-7 piani. Il sud dell’isola fino a 15 anni fa era un’immensa distesa di deserto. Oggi ci sono città come Los Cristianos che possono a tutti gli effetti considerarsi delle piccole Las Vegas, con alberghi di lusso, ristoranti, discoteche ogni 5 metri, parchi giochi, piscine, teatri, cinema…..insomma il mondo dei balocchi, città costruite apposta per il classico esponente del turismo di massa, che hanno di fatto soppiantato, anche grazie al clima molto più caldo e secco, Puerto de la Cruz, la vecchia, ma a mio avviso sempre affascinante, meta turistica al nord di Tenerife.

Gli ecologisti sono preoccupati che le risorse isolane siano eccessivamente sfruttate e che il territorio sia sempre più occupato dall’intensa attività edilizia.

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